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 Intervista

Hacienda: vincitori di Saluzzo Underground

Vincono dopo una lunga assenza dalla scena
a cura di Lorena Ramonda
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APR 23 2008

Erano bravi. Si ricordava questo di loro, ma da tempo non se ne sentiva più parlare. Ora gli Hacienda sono tornati con molto lavoro da fare e la vittoria a Saluzzo Underground conferma la fiducia nella loro musica. Un buon incentivo per riprendere a lavorare sodo.
Il gruppo c'ha gentilmente ospitato nella loro sala prove per un breve scambio di battute.

Un periodo di lunga assenza e poi la vittoria a Saluzzo Underground. Come l'avete vissuta?
GIACOMO ORO: È stata figa la vittoria perché era da tanto che non suonavamo e abbiamo ricevuto comunque una bella riconoscenza da parte del Ratatoj. Abbiamo suonato lì tre volte però eravamo tutti, non dico giovani, ma le canzoni dovevano essere ben messe a posto. Adesso abbiamo lavorato tanto sui pezzi quindi e questa vittoria ci fa piacere perché ci hanno dato un giudizio su un lavoro che è stato abbastanza sudato.

Cosa è accaduto agli Hacienda in tutto il tempo in cui siete mancati dalla scena?
ARMANDO: Beh... quest'estate è morto il nostro chitarrista, Antonio (incidente stradale, ndr.), e quindi, giustamente, siamo stati fermi un po'. Ci siamo dovuti trovare per decidere a tavolino cosa facciamo, cosa non facciamo, cioè "vogliamo ancora continuare a suonare?" Perché comunque è stata una bella botta. Alla fine eravamo tutti e tre caldi di continuare a suonare e quindi abbiamo deciso di andare avanti.
Perciò c'è stata un po' questa fase di studio dei pezzi, anche perché quando ti viene a mancare un elemento nel gruppo, una seconda chitarra, a livello tecnico influenza tantissime cose, per non dire tutto, perché comunque devi rifare il sound, devi cambiare tutto.
E poi siamo usciti, ci siamo iscritti al concorso e... menomale che è andata bene. Il nostro lavoro è stato pagato nel migliore dei modi.

E avete quindi deciso di continuare in tre.
GIACOMO SANSOLDO: Sì, per il momento sì. Ci siamo trovati bene, c'è tanto lavoro ancora da fare però a quanto pare piacciamo a qualcuno.

Parlando dunque della vostra musica, lascio a voi definire il genere. Inoltre, chi di voi scrive i pezzi e come nascono?
GIACOMO ORO: Mah, noi facciamo... pop-rock. Indie-rock se vogliamo essere più generici (evviva chi ha inventato questo termine, ndr.). I pezzi li scrivo io perché nessun altro li vuole scrivere [ride], sono in italiano e nascono principalmente da... pensieri, più o meno sensati. Per quanto riguarda la composizione, normalmente sono io che arrivo con il testo e una melodia di base sulla quale poi lavoriamo tutti insieme.

Testi in italiano dunque. Molti sostengono che l'inglese si adatti meglio ad essere cantato e incastrato nella melodia. Voi cosa ne pensate?
ARMANDO: A scrivere in inglese bisogna essere capaci, anche in italiano. Però ad esempio io non so pensare in inglese e troverei molto difficile scrivere in inglese.

Però è anche vero che a scrivere in italiano si rischia di cadere nella solita rima banale.
GIACOMO ORO: È proprio questo il bello, non cadere nella banalità. Però è anche la parte noiosa, o difficile. Anzi secondo me sono molto fighi i gruppi italiani che usano bene la voce. Non so, però, secondo me, è una cosa bellissima usare l'italiano bene con una bella melodia sotto perché vai fuori dagli "standard" per dire. In inglese le parole hanno i loro accenti, sono molto corte...
ARMANDO: ... e poi non ci sono modi diversi di dire le cose come in italiano. La nostra è più complessa come lingua a livello di terminologia.
GIACOMO ORO: L'italiano è bello, dovrebbe essere più valorizzato. A me non piace sentire un gruppo italiano che canta una canzone in inglese, sinceramente. L'italiano ti dà qualcosa in più, e non mi sto riferendo alla nostra musica, ma in generale: l'italiano in una canzone, essendo più difficile, è più interessante.

Il futuro degli Hacienda: cosa dobbiamo aspettarci?
GIACOMO SANSOLDO: Beh, dopo il pezzo registrato per la compilation di Saluzzo Underground si pensava poi di fare un demo. Ne avevamo già registrato uno in passato che aveva un sacco di tracce, tipo dieci o undici, ma non è mai stato mixato. Poi, noi tre più amici stiamo cercando di organizzare un concerto in omaggio ad Antonio previsto per quest'estate. Si pensava di coinvolgere quattro o cinque gruppi emergenti più un eventuale ospite speciale.
Per quanto riguarda, invece, i nostri live abbiamo due date in programma per ora: il 2 maggio allo Yu-Je-Kev e poi il 18 giugno al Nuvolari.

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