Intervista
Grandi soddisfazioni per i Minus Four
I quattro ci raccontano il loro incontro con i Marlene Kuntz
a cura di Lorena RamondaIl vostro debutto è stato all'incirca a Suoni Emergenti 2008 che vi ha visto, peraltro, vincitori. Che cosa è cambiato da quel giorno fino ad oggi?
MATTEO: È cambiato che suoniamo di più, che suoniamo meglio e che abbiamo registrato il primo disco ufficiale che si chiama Nude. Essenzialmente quello è cambiato, è migliorata la nostra attitudine nel far musica, nel fare i nostri pezzi.
Quando avete suonato a Suoni Emergenti l'anno scorso era la prima volta che suonavate?
MIK: No avevamo già fatto un concorso per tutto l'inverno, quanto è durato?
MATTEO: Quattro date nello stesso locale a Cassinasco, niente di...
PAUL: Non ci chiamavamo neanche Minus Four.
MATTEO: Ci chiamavamo Nymph. Suoni Emergenti è stata la prima di Minus e quindi era andata piuttosto bene perchè suoni la prima volta e vinci un concorso...
PAUL: Nei Nymph cantavo in scream... abbastanza incazzato.
MIK: Era un altro genere come musica.
PAUL: Eravamo partiti con un'idea e poi siamo finiti a fare quello che facciamo.
MATTEO: Volevamo qualcosa che ci rappresentasse di più e allora è uscito Minus.
E Minus Four cosa significa?
MATTEO: Minus Four vuol dire meno quattro e noi cercavamo un nome che rappresentasse non solo noi ma anche il posto dove proviamo, le montagne, le nostre zone di origine, freddo... era novembre. Poi il meno davanti, oltre che il freddo, non è tanto un aspetto di negatività ma quanto una presa di distanza da quello che sono un po' le mode, le tendenze, e allora noi andiamo dall'altra parte.
PAUL: Dobbiamo segnarcela questa eh?
Prima di formare i Minus Four, vi conoscevate già?
MATTEO: Io ho incontrato Michele
PAUL: Al Golf Club (piange)
MATTEO: A parte il luogo e i motivi per il quale eravamo lì, ci siamo incontrati e in quella situazione c'era un nostro amico in comune che sapeva che io cercavo un batterista e lui cercava un chitarrista. E io gli ho detto "Ma tu sei Michele! Andavamo alle elementari insieme" e lui mi fa: "Ma figurati". Si è ricordato di me dopo tre o quattro mesi. Abbiamo iniziato a provare qualche volta io e lui e poi io ho portato Paul con cui suonavo già in un gruppo precedente e lui (Michele) ha portato Enrico, e Paul e Enrico già si conoscevano.
PAUL: Ci trovavamo insieme da bambini. Io e lui (Michele) andavamo a scuola insieme alle medie.
MATTEO: Io cercavo qualcuno per riuscire a creare di nuovo, e dico di nuovo perchè avevo già avuto occasione di farlo con un genere completamente diverso, persone con la quale condividere un progetto e non solo magari la prova settimanale o bisettimanale. E sembra che per ora funzioni. Noi abbiamo dei progetti per quanto riguarda la nostra musica, ci piacerebbe che venisse ascoltata da più gente possibile, di avere la possibilità di farla ascoltare anche dal vivo e, parallelamente, siamo soddisfatti di quello che stiamo facendo e, se continuamo così, non abbiamo fretta di arrivare da qualche parte. Abbiamo degli obiettivi, delle soddisfazioni che ci vogliamo togliere, ma questo dipende in gran parte da noi, dal culo che vogliamo farci, dal culo che avremo, se ne avremo, e i sacrifici che uno vuole fare.
Finora vi siete esibiti solo in zona?
PAUL: Tranne Cassinasco, nell'Astigiano si.
MATTEO: L'obiettivo è quello di riuscire ad espanderci. Anche per il fatto che lui (Paul) sia madrelingua inglese e che noi cantiamo non italiano è un'arma a doppio taglio perche...
MIK: Riesci a comunicare di più.
MATTEO: Cioè sì la comunicazione è più internazionale volendo però, di fatto, finchè suoniamo qua la comunicazione...
Qua in Italia vuoi dire?
MATTEO: Sì o comunque già solo qua nel basso Piemonte questo, probabilmente, è un handicap perchè la comunicazione viene meno, anche se io sto notando che le nuove leve, a ragazzi e ragazze che adesso hanno 14-15 anni fa poca differenza se il cantato sia in inglese o in italiano, forse perchè a scuola si studia di più o c'è più bombardamento, finalmente, anche con l'inglese in televisione. C'è sempre più gente che ascolta indifferentemente italiano-inglese.
PAUL: Io trovo che l'inglese come lingua sia molto musicale.
MATTEO: Sono pochi quelli che cantano bene in italiano e la maggior parte di questi non fanno rock, fanno un genere più cantautoriale. Diciamo che sul rock si adagia bene l'inglese, forse perchè è nato con quella lingua quindi lo si ha nelle orecchie con quelle sonorità lì.
Avendo suonato sempre qua come vi sembra la scena musicale di Cuneo?
MATTEO: Nonostante tutto abbiamo avuto dei buoni riscontri. Ci fa piacere che chi ha avuto modo di sentirci qualche volta recentemente dal vivo o di ascoltare il nostro disco, nonostante, per ora, questa cerchia sia ristretta a zone, cioè a persone di Cuneo, comunque il riscontro è stato buono e questo per noi è positivo. Si dice spesso che non ci siano posti, occasioni per suonare, a noi ultimamente sta girando abbastanza bene, date ne abbiamo, nonostante, magari, almeno la metà, siano nate da concorsi. Le date ci sono, c'è un po' meno pubblico. C'è poca tendenza o interesse da parte dell'ipotetico pubblico nel seguire quella che è la scena emergente. Il Nuvolari da questo punto di vista da una bella mano. Un festival che fa suonare per due mesi un po' di tutto.
Come e quando siete venuti in contatto con i Marlene Kuntz?
MATTEO: È successo che vincendo Suoni Emergenti, uno dei premi era una giornata di registrazione allo studio Modulo. E siccome noi volevamo fare qualcosa di più organico, piuttosto che limitarci a fare un solo giorno di registrazione, siamo stati lì già qualche mese prima per capire come sarebbe andata la registrazione e, alla fine, siamo stati più di un giorno ed è uscito il nostro EP.
Da Modulo è andata bene perchè Parravicini si è dimostrato essere un'arma in più per noi. Riccardo Parravicini è il fonico dei Marlene Kuntz e così il nostro EP ha avuto modo di girare fra orecchie giuste.
Un giorno ho ricevuto una telefonata da Ricky e mi fa "Ah guarda ho dato il tuo demo a Cristiano (Godano), gli è piaciuto un casino, infatti ora ti chiama un giornalista di Rumore". Mi ha chiamato questo Paolo Ferrari e mi ha detto "Siete stati scelti per una rivista che si chiama ExtraTorino. Abbiamo contattato le band più influenti (Subsonica, Afterhours, Marlene Kuntz, Africa Unite e Linea 77) e a ognuno di loro abbiamo chiesto di fare un nome di un gruppo da seguire in prospettiva futura." E noi ci siamo trovati catapultati in questa cosa qua e Cristiano Godano ha scelto noi, Minus Four, per questo articolo.
È uscita poi la rivista con tutti i cinque gruppi in copertina, dentro due pagine per ogni gruppo con quello che pensa Cristiano di noi. Insomma, oltre a essere sorpresi, è stata una gran bella soddisfazione. Con tutti i gruppi che poteva scegliere, voglio dire...
MATTEO: Adesso siamo un'altra cosa, da Suoni Emergenti è passato un anno e mezzo, che è relativamente poco, siamo cambiati parecchio anche come resa sul palco, come performance eccetera. È tutta un'altra storia. Diciamo che sono successe cose buone, cose ottime come queste con i Marlene Kuntz... Di fatto noi abbiamo registrato questo EP del quale siamo veramente soddisfatti quindi forse l'obiettivo dell'artista, anche un po' egoistico, è raggiunto. Quello di essere soddisfatti del lavoro finale, che non credo sia una cosa banale.
Noi cerchiamo di provare il più possibile, suoniamo il più possibile e ciò che ci infonde grande gioia, grande fiducia è comunque vedere che continuamo a scrivere, continuamo a fare pezzi, continuamo, se possibile, a suonare sempre meglio tra di noi e quindi speriamo che questa cosa si riesca a trasmettere anche poi dal vivo.Sono queste le cose salienti che sono cambiate. Abbiamo cercato di fare il massimo con il minimo.
E così dopo esservi fatti notare da Parravicini i Marlene stessi vi hanno chiesto di aprire la loro data all'Estragon di Bologna. Una grossa soddisfazione! Come è stata l'esperienza?
ENRICO: Allora... Bologna! Che dire!? Non ci sembra vero ancora. Emozioni alle stelle. Tesi. Molto. Estragon? Spaziale! Che posto! Oltre tutto attorno ad esso si svolgeva la festa dell'unità ed una fiera che ricordava molto quella "europea" che hanno fatto qui a Cuneo tempo fa! Politica a parte, ambiente molto bello, giovane ed allegro. Salire sul palco per le prove del suono... già quello è stato un forte colpo da assorbire. Tecnici solo per noi. Gente che ci portava gli strumenti, gli amplificatori, le custodie.
Fino alla fine del concerto, avere figure attorno pronta a montare, smontare, metterti la tracolla delle chitarre a posto, regolare altezza microfoni, raccogliere pletri, bacchette e quant'altro, è stato sinceramente disorientante.
Finito lo spettacolo, il tempo di ringraziare e salutare che sul palco di nostro non c' era già più niente!
Pur se vuoto il locale, questo spazio lunghissimo che per noi era interminabile, ci ha caricati di ulteriore tensione e gioia! I Marlene sono stati molto gentili con noi e amichevoli. Persone molto alla mano, frantumando tutti i miei concetti che avevo su di loro. Abbiamo cominciato a suonare attorno alle undici. Non vedevamo l'ora di salire sul palco. Subito poca gente, l'abbiamo visto riempirsi canzone dopo canzone.
Il pubblico ha risposto bene ai nostri pezzi...siamo contenti perchè siamo piaciuti. Più le persone muovevano la testa seguendo il tempo o saltellando sul posto quasi ballando, più noi sul palco avremmo voluto... scatenarci.
Il problema è stato che abbiamo dovuto suonare in mezzo agli strumenti dei Marlene ed il palco, pur sembrando alquanto grande, di spazio c'è ne era ben poco. Michele suonava al livello delle chitarre, in più era nascosto dagli amplificatori. Io stava attaccato alle tastiere di Arneodo. Farle cadere mi sarebbe costato come minimo la vita! Matteo e Paul erano quelli più comodi.
Ritengo che Minus abbia fatto, tenuto, suonato concerti migliori. Ma è andata bene comunque. Emozionante e divertente. Contenti i Marlene e che signor concerto il loro. Live sono incredibili. Ottimi.