Intervista
I Diverba al loro esordio nazionale, in uscita Per Chi Tace
Reduce da un'assordante attesa finalmente vede la luce l’album d’esordio
a cura di Lorena RamondaE finalmente sono arrivati. Due anni e mezzo di scrittura, produzione e attesa assordante. Da perderci le speranze. Da schizzare male per l’impazienza. Dura prova anche questa.
Il debutto per l’unica loro scena porta il nome di “Per chi tace”, l’album d’esordio sorretto da un’etichetta, da un tour e da una distribuzione nazionale ed internazionale. Stiamo ovviamente parlando di loro, i Diverba, una band cuneese indiscutibilmente discussa e immancabilmente criticata in tutti questi anni in cui sono stati sulle scene della musica locale, salvo poi ora magari venerarli attribuendosene il merito del successo, per altro ancora in discussione. Anzi, questo è il crocevia che segnerà la vittoria o la sconfitta.
Ma indubbiamente il gruppo si è dato da fare in prima persona, senza aspettare consensi o mani dal cielo, senza perdersi d’animo in un mondo di malelingue pronte a far tacere gli uni per favorire gli altri. Una storia comune un po’ a tutti. La differenza sta nel credere in sé stessi e nel volersi e sapersi mettere in gioco anche a discapito di rinunce talvolta dolorose.
Oggi, 13 marzo 2012, il disco è finalmente disponibile. Nei negozi, su iTunes, un po’ ovunque. E Be Urself, che da sempre li segue con attenzione, non è il caso di negarlo, è tornata da loro per farsi raccontare il grande lavoro che c’è stato dietro. Che possa magari essere d’aiuto e di spunto per qualcuno.
Ad accoglierci dei sorrisi rilassati, conseguenza di un lungo sospiro di liberazione, e sguardi increduli. “Hai visto? Ce l’abbiamo fatta...”, un’esclamazione che non può non suscitare tenerezza.
Ma bando agli elogi mielosi da diabete.
Il 13 marzo esce finalmente il vostro disco prodotto dall’etichetta di Gianni Maroccolo, Beppe Godano e Toni Verona/Ala Bianca, l’al-kemi Records e distribuita dalla Warner. Come vi siete fatti notare e com’è avvenuto il vostro incontro?
Diciamo che il metterci in luce è stato piuttosto dispendioso. È andata così: a settembre del 2009 ci è stato proposto di aprire una delle ultime date del tour dei Marlene Kuntz. Il problema è che la data più vicina a Cuneo era Civita Castellana, vicino a Roma e, vista la concomitanza di fattori che avrebbero consentito di farla ci siam detti, “va bene, oh.. è anche un po’ fatica tutto questo quindi facciamolo“. Il problema è stato che la sera prima di partire ci han chiamato dicendo che laggiù diluviava, che il palco non era coperto perché in una piazza e che, nel caso ci fosse stata pioggia, i primi a saltare saremmo stati noi per questioni organizzative e di tempistiche.
Abbiamo, però, deciso di partire e andare giù lo stesso dicendo “vediamo..”. Il tempo non era proprio bellissimo, ma abbiamo suonato e in quel momento sono arrivati i Marlene con Beppe Godano che è stato il primo ad avvicinarsi a noi dicendoci: “Ragazzi ci siete piaciuti e ci piacerebbe darvi una mano”. Siamo tornati su contenti - anche se coi portafogli leggeri - senza che succedesse niente per due mesi. Poi, poco prima di Natale, ci chiamò Beppe dicendo che voleva vederci, che stava nascendo l’al-kemi e che avrebbero voluto che noi fossimo uno dei gruppi dell’etichetta.
E poi è uscito Debut.
E così è partita la produzione del disco. Quanto lavoro c’è stato dietro?
La produzione del disco parte alla fine del 2009 con la creazione dei brani che, tra scrittura e riscrittura, è durata due anni.
A metà 2010 avevamo in mano la prima versione del disco registrata e prodotta con Maiu al Modulo Studio, due dei brani in esso contenuti son stati scelti dall’al-kemi records e inseriti, appunto, in Debut, la compilation di presentazione dell’etichetta.
Gianni e Beppe, che hanno ascoltato tutto il disco, ci dissero in proposito che era convincente per un 70% e che il restante 30% sarebbe stato da rivedere.
A quel punto avremmo dovuto riaprire il lavoro e riarrangiare quel 30%, ma abbiamo deciso di ricominciare tutto da capo con Riccardo Parravicini, anche perché a noi il disco così com'era non convinceva completamente, sapevamo che si poteva fare di più. Così, quando abbiamo proposto loro questa nostra idea di ripartire da zero, senza buttare via ciò che si era fatto comunque - nel senso che poi molti pezzi sono rimasti - Gianni e Beppe ci hanno detto: “Va bene, voi rifate il disco come volete, poi noi ascolteremo e vedremo il da farsi...”.
Abbiamo così rimesso in gioco tutte le carte. E poi alla fine il disco è piaciuto.
“Per chi tace” contiene 12 brani: sono gli stessi sentiti ai live e contenuti nella prima versione o sono cambiati?
Siamo arrivati da Ricky con 16 brani. Ne sono stati scelti 11 di cui, però, di alcuni son rimaste due o tre battute: “teniamo questi 15 secondi, il resto è tutto da scrivere”. Abbiamo perciò riscritto il testo di “Sanguisughe” ora diventata “Enfant Terrible”, “Resto Perso” anche l'abbiamo praticamente ri-stravolta in studio.. Tutto questo nel 2011, disco registrato tra gennaio e marzo.
Praticamente un anno dalla pubblicazione ufficiale...
Sì, in realtà il disco era pronto a inizio estate dell’anno scorso. Una volta fatto si trattava di incastrare il lavoro con al-kemi, Alabianca, l'ufficio stampa. Una lunga attesa. Anche perché il nostro ragionamento è stato: si esce nel momento in cui si può uscire, ovvero quando c'è il booking che è interessato, che era un po' la conditio sine qua non, perché poi tutto il resto c'era già. Se non si suona, però, non ha nemmeno senso produrre un disco, sia per questione di costi sia proprio per questioni di logica.
E questo è il riassunto, bisognerebbe metterci anche tutte le parti emotive... è stata una continua attesa lunga lunga lunga, estenuante. Diciamo che la parte emotivamente più difficile è stata quella dell’ultimo anno. Secondo me, se siamo qua, è perché ci credevamo veramente tanto. Mi ricordo momenti in cui ci guardavamo in faccia dicendo: “boh..?”
A questo punto dell’intervista ho voluto fare una cosa curiosa che avevo letto in un articolo di presentazione del disco di un’artista americana, ovvero chiedere al gruppo di fornire una breve (se, va beh...) spiegazione di ogni brano perché credo interessante sottolineare il fatto che, a discapito di quanto molti pensino essere i soliti brani d’amore, i testi dei Diverba parlino invece di cose, sensazioni e fatti, anche piuttosto delicati sfociando nel sociale e nei più cupi momenti di debolezza e sofferenza. Ho lasciando quindi parlare a ruota libera l’autore dei testi, Federico.
"Per Chi Tace", dentro il significato
INTRANOS:
Parla di un momento cruciale per il gruppo posto dinnanzi ad una scelta difficile, le cui ripercussioni si sarebbero percepite solo più avanti e non ci sarebbe stato terreno per ripensamenti, abbiam intrapreso la strada più tortuosa e piena di incognite. In quel momento di insicurezza immaginavo una ballerina al suo debutto, consapevole, però, che il palco su cui stava danzando probabilmente sarebbe rimasto l’unico. Tutto questo vissuto al Modulo Recording Studio, in una atmosfera intrisa di entusiasmo: per un attimo mi sono riconosciuto in quella ballerina, consapevole di una possibile fine, ma ancora vogliosa di danzare creare distruggere scoprire sognare…
SOLO COME VOI:
È l’unica canzone che parte da una base socio-politica, liberamente ispirata da un video che girava su YouTube, "September Clues". Questa sorta di documentario, opinabile o meno, offre un ottimo spunto di riflessione su tutto ciò che potenzialmente controlla le masse. Ho immaginato un uomo su una collina, intento ad osservare una massa non ben definita di persone che seguono il discorso di un leader qualunque impegnato ad ammaliare, rapire e raggirare. Seppur non identificandosi con la massa (se sono come voi so cosa perderò), l’uomo infine abbandona la posizione profetica consapevole che la condizione in cui si trova, in cui ci troviamo, mette tutti sullo stesso piano.
TUTTI QUANTI:
È una delle canzoni alle quali sono più emotivamente legato, poiché parla in modo indiretto dei ragazzi delle comunità minori, realtà che mi tocca molto da vicino. Il discorso lo si può logicamente allargare al sistema sociale in generale, che verte in condizioni disperate, un tessuto nobile che stinge a tratti, appunto.
ILENIA:
Parla di una vicenda che ha coinvolto, per non dire investito, tutto il gruppo lasciando infine un retrogusto a tratti amaro, a tratti quasi piacevole.
IL DESIDERIO DI DOMANI:
È forse il pezzo più vecchio dell’album. Scritto in un periodo non proprio felice della mia esistenza, diciamo cosi. È una sorta di invocazione egoistica, preghiera rivolta a chiunque abbia voglia di coglierla, nella speranza di trovare qualcuno disposto a sostituirsi alla mia pena. Ripeto, visione egoistica, ma quando si è mentalmente instabili si corre il pericolo di passar sopra a tutto e tutti pur di tornare a respirare.
IN LUMINOL:
È stata scritta dopo il concerto di Niccolò Fabi qui alla Bertello; spettacolo così coinvolgente che appena arrivato a casa mi sono messo a registrare idee. Parla della dolce quanto difficoltosa ricerca del proprio sé, vasto oceano in cui è facile naufragare. Forse per cogliere tracce della nostra essenza sarebbe opportuno ricorrere al luminol...
ENFANT TERRIBLE:
Nostra personalissima biografia in forma testo di un personaggio che Zavo mi ha fatto conoscere tempo fa. Nasce dalle ceneri musicali di Sanguisughe, e dalla collaborazione con Zavo per la stesura del testo. Credo sia impossibile descrivere la figura di Carlo Mollino in poche righe, vi invito, se non lo conoscete, a leggervi qualcosa in merito.
EUFONIA:
Reduce da un periodo abbastanza saturo di sfortune varie, mi sono immaginato un mio potenziale angelo protettore, identificato con il nome di "Salvo", allo stremo delle forze. Pertanto ne è nata questa storia, il cui protagonista è stanco di rimboccarmi le coperte e stare dietro a tutte le mie peripezie. In poche parole una guardia del corpo aulica che si dimette da un incarico "scomodo".
SONO UN ALBERO:
Nata da uno scritto di Zavo, che singolarmente mi sono ritrovato a vivere poco tempo dopo averlo letto. Narra della complicità che si crea tra un uomo e l’albero che lo ripara dalla tempesta. I due sono più legati di quanto possa sembrare in un vortice in cui i ruoli si intrecciano e si intersecano. Ne nasce uno scambio di battute con conseguenti suggerimenti l’uno all’altro per affrontare la situazione, periodi mai terminati perché, in una sorta di fatalismo autoimposto, ammettono il disinteresse per la situazione dell’altro, senza cogliere che uomo ed albero non sono altro che differenti raffigurazioni della stessa esistenza.
INCAUTAMENTE:
È l’unica vera e propria canzone sentimentale. Tutto ruota attorno alla promessa di vivere per sempre avvolti in quel metaforico ed incantevole sogno, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
RESTO PERSO:
Non è altro che la descrizione di tutte le mie paure e fobie: ho dovuto fare una selezione per non far sì che il pezzo durasse ore! Apprensioni folli agli occhi di chi non le vive, ma per le quali c’è bisogno di un controllo difficile da raggiungere per non finirne sovrastati.
31 FEBBRAIO:
Scritta in seguito alla collaborazione con Paolo Benvegnù. Il sogno sembra l’unico modo per poter uscire da convenzioni e costrizioni sociali ed esser liberi di immaginare. Nel testo sogno e realtà si intrecciano continuamente fino a confondersi l’uno nell’altra. La parte in francese è un estratto del libro "La nuit de l’erreur" di Tahar Ben Jelloun, come ad ulteriore dimostrazione di quanto nel sogno ci si senta liberi di volare con l’immaginazione e vivere profondamente realtà altrimenti lontane.
Accompagna il disco anche l’uscita del video di Intra nos, brano definito dal gruppo come il testamento biologico dei Diverba, pubblicato su Rolling Stone Italia.