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 Intervista

Coscientemente insani

Libertà vigilata per i Sound Of Insanity
a cura di Lorena Ramonda
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DIC 29 2006

Ancora con la fronte imperlata di sudore, il batterista ci raggiunge a tavolino dove stiamo chiacchierando io e il chitarrista dei Sound of Insanity. È appena finito il loro concerto allo Yu-Jei-Kev, Costigliole Saluzzo, uno tra i lodevoli locali che, anziché cover, propone già da diversi mesi band emergenti.
Poco dopo ci raggiunge anche il bassista e ha così inizio la nostra intervista, mentre il nano da giardino rimasto solo sul palco s'ingegna sul come sbaraccare tutto senza l'aiuto dei tre insani, prima di essere sollecitato dal personale del locale: operazione clamorosamente fallita.

Quando e perché avete deciso di proporvi come Sound Of Insanity nel panorama musicale cuneese? Chi sono i fautori dell'insanità?
NAKAI: I Sound Of Insanity sono Marco Conte alla batteria, Pietro Parola al basso e voce e Nakai Piana, chitarre e cori, che sarei io. La band nasce nell'aprile del 2005. Noi ci conoscevamo già. Proveniamo tutti da altre band che abbiamo poi lasciato per i Sound Of Insanity: Peter dai Karma's Blame, Marco dagli ACME, io da un gruppo punk. Ci siamo trovati e abbiamo formato la band. Era inevitabile, doveva nascere “l'insanità” (un modo alternativo per dire “la band nasce così”, ndr.)
Il vostro modo di approcciarvi col pubblico lanciando un po' quest'urlo di battaglia che è arrendersi alla pazzia, all'insanità, non rischia forse di puntare su di voi una luce negativa, dato che la parola “insano” evoca un qualcosa di eticamente negativo?
NAKAI: No, noi non crediamo che questo possa fare una cattiva impressione sulla gente, non ci vediamo niente di male ad esprimere l'insanità in musica.
Siete stati definiti stoner-grunge, ma qual'è il genere che vi sentite di poter dire che rappresentate? Quali le vostre influenze musicali?
NAKAI: Ci definiscono così, anche se non è proprio il termine esatto. Ecco, preferiamo essere etichettati come Rock Insano, piuttosto che grunge o punk o metal anche se comunque abbiamo queste influenze.
Tutti e tre siamo cresciuti coi Nirvana. Poi se vogliamo guardare alle ultime band alternative rock, ci piace ascoltare System of a down, Sepultura... passando per il movimento grunge come Pearl Jam e Soundgarden o sfociando nel punk con i NOFX.
Insomma ci piacciono parecchi artisti di svariati generi; potrei citare nomi per ore, altri che non ho detto sono i Tool, gli Audioslave, i Rage against the machine, ma anche gruppi qua della zona, per esempio due nomi su tutti: Cani Sciorrì e Slaiver che, secondo me, attualmente sono i gruppi che fanno qualcosa, anche se è vero che è tanto che suonano, quindi la loro qualità è dovuta anche all'esperienza che maturano sul palco.
Tornando invece ai S.O.I., siete una di quelle band che suonano principalmente per divertirsi e divertire fregandovene della tecnica, o puntate ad un prodotto comunque qualitativo?
NAKAI: Le nostre composizioni nascono da una jam session in sala prove, solitamente, in cui vengono fuori un po' tutte le nostre sonorità.
Puntiamo sicuramente a divertirci, nel senso che sul palco abbiamo voglia di divertirci e divertire. Se poi c'è qualche fronzolo che non va, non ci preoccupiamo più di tanto. Miriamo comunque ad aver un grosso impatto e del resto ci piacerebbe fare qualcosa di originale all'interno del panorama musicale, almeno locale. Non siamo sicuramente seri, non stiamo lì a provare un pezzo per un mese per renderlo perfetto in registrazione e sul palco, però speriamo comunque di fare qualcosa di originale che salti all'occhio.
Dal vostro punto di vista com'è la situazione della scena musicale cuneese?
NAKAI: secondo me, è ottima... nel senso che band ce ne sono...
MARCO: ... sì, gruppi ce ne sono, però secondo me, i gruppi sono isolati, ognuno suona nelle zone limitrofe alla propria, o poco più in là, ma niente di più. Allora non c'è un interscambio, non c'è un'unione che crea movimento.
PETER: a mio parere la difficoltà dei gruppi della provincia è una situazione  che si può definire drammatica: non c'è comunicazione tra di loro, non c'è scambio di iniziative, non c'è possibilità di esibirsi costantemente. Questa dinamica causa un grande ostacolo nella crescita delle band emergenti poi costrette, ad anni di distanza, a rivolgersi all'estero… Ne sanno più di me gli Slaiver o i Mainline: due gruppi che, come minimo, dovrebbero ricoprire un ruolo di leadership nell'underground musicale italiano e invece, nemmeno vengono considerati per la pubblicazione nazionale di un album, se non al di là delle alpi. Fossi miliardario, metterei io i soldi per produrli!
MARCO: Poi manca anche proprio una sottospecie di etichetta indipendente che possa far uscire i gruppi. Perchè comunque ci sono gruppi per me di altissimo livello che non vengono assolutamente considerati, mentre ci sono altri gruppi che si permettono di andare a suonare all'Hiroshima.
Quando e dove è stato il miglior vostro concerto secondo voi?
Ognuno di noi considera i live in maniera diversa e proprio per questo non condividiamo tutti e tre la stessa interpretazione dei concerti. Parlando in generale, i migliori sono stati: i due live al S.Paolo di Cuneo organizzati dalla 33 giri (bellissima iniziativa), il live della "notte bianca" di Cuneo a Luglio, dove ovviamente è "passato" un delirio di gente essendo su un palco in Corso Nizza, e il live fatto ai "Gogliardi" di Madonna dell'Olmo con Motam, Red Dirty Jack e Neuma (tre ore di viaggio musicale tra trash metal, rock 'n roll, grunge e rock insano).
Un locale della provincia in cui vi siete trovati meglio a suonare?
Il locale migliore della provincia è stato il Buggan's Pub di Barge. Siamo andati una prima volta con la vecchia gestione e ci siamo trovati malissimo. Un mese dopo siamo tornati e il pub era in nuova gestione (lo gestiva una famiglia argentina gentilissima): ci hanno trattato molto bene e ci hanno fatto sentire praticamente a casa nostra, inoltre ci hanno pagato... è stato uno dei rari live in cui abbiamo guadagnato qualcosa, spesso non ci danno neanche il rimborso spese per l'affitto dell'attrezzatura!
Vi piacerebbe fare della musica il vostro lavoro a tempo pieno?
NAKAI: Ci speriamo, però ci rendiamo conto che è difficilissimo. Noi andremo avanti fin quando non ci rinchiuderanno in un ospedale psichiatrico.

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