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Numero di uscita: 42 | mercoledì 9 gennaio 2013

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 Recensione

Arte ed introspezione

Hostage of Pride - Schneeflock
  • 3,5/5 stelle.
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a cura di Cristiano Della Bella

Sfumature emozionali dall’agro al dolce in perenne, ma precario equilibrio
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GIU 21 2008

La lunga introduzione sembra un manifesto alle intenzioni della band di portare il rock su una dimensione da camera, privilegiando un ascolto più attento e magari solitario. Solitario come suggeriscono le liriche, sofferte e riflessive, dosate col contagocce tra le ridondanti partiture musicali in continua evoluzione attraverso le architetture dei brani.
Pezzi di architettura musicale che, nonostante i richiami a Radiohead e Cure, pagano un tributo ai Marlene Kuntz. In effetti gli Schneeflock sono l’ennesima band a sfogare l’influenza del Godano ma, in Hostage of pride, limitano la componente noise ai suoni elettronici, cercando di portare la loro strada un passo più avanti.
Colpiscono i cambi di tempo, mai banali, che sanno alzare il tiro, spesso ribadirlo fin quasi a sfiorare il pop, e poi smorzarlo e tornare tra le acque chete dell’introspezione. Sfumature emozionali che passano dall’agro al dolce in perenne ma precario equilibrio sul filo del dubbio.
Arte.
Arte come rappresentazione della realtà, in cui tutto è empirico, e il lieto fine introduce l’attesa per nuovi problematici inizi. Un pezzo via l’altro.
Sette tracce in tutto, intro compresa. Da segnalare Heikel malaise che, quando si mette a pestare lo fa nel modo migliore. E poi Sick.Foglie, intensa, superba e finanche fragorosa. Chiude Dolls, forse il brano più sperimentale, che proietta la band verso un futuro ancora da scoprire.
Un disco intenso da ascoltare più volte, meglio ancora in cuffia, in modo da cogliere ogni più prezioso dettaglio. La mancanza di acuti compositivi può essere l’unica pecca, ed è una colpa che li accomuna alla stragrande maggioranza degli artisti, anche quelli più affermati: risolto questo problema gli Schneeflock saranno pronti per fare il salto di qualità e mettersi in tasca il pezzetto di mondo che spetta loro.


Da ascoltare: Heikel Malaise, sick.foglie
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